Le tre principali borse dell'Asia-Pacifico resistono alle "società di tesoreria cripto"

Hong Kong, India, Mumbai, Australia e altri paesi della regione Asia-Pacifico resistono all'accumulo di criptovalute da parte delle aziende

Autori: Alice French, Richard Henderson, Kiuyan Wong, Yasutaka Tamura

Traduzione: Joe Zhou, Foresight News

• Hong Kong Exchanges and Clearing (HKEX) ha messo in discussione almeno cinque aziende che pianificano di trasformarsi in DAT (Digital Asset Treasury Companies), affermando che le normative attuali vietano alle imprese di accumulare eccessive riserve di liquidità.
• La resistenza verso le DAT si riscontra anche in India e Australia. Gli operatori delle borse locali condividono preoccupazioni simili, e questi atteggiamenti potrebbero bloccare i piani di molte società di tesoreria di criptovalute.
• In Asia-Pacifico, il Giappone rappresenta un'eccezione. Le regole di quotazione locali sono relativamente permissive per le società di tesoreria di asset digitali, offrendo loro maggiore libertà. Tuttavia, iniziano a emergere segnali di attrito: ad esempio, MSCI ha proposto di escludere le grandi società di tesoreria di criptovalute dai suoi indici globali.

Le tre principali borse valori dell'Asia-Pacifico stanno opponendosi alle aziende che, sotto le spoglie di società quotate, hanno come attività principale l'accumulo di criptovalute.

Secondo fonti informate, Hong Kong Exchanges and Clearing (HKEX) negli ultimi mesi ha messo in discussione almeno cinque aziende che intendono spostare il proprio core business verso strategie di tesoreria di asset digitali, sostenendo che le regole pertinenti vietano il possesso di grandi quantità di asset liquidi. Finora, nessuna di queste aziende ha ottenuto l'approvazione. In India e Australia, le cosiddette Digital Asset Treasury Companies (DAT) stanno affrontando una resistenza simile.

Questa resistenza è rivolta sia alle criptovalute stesse sia ai veicoli societari quotati che hanno come core business l'accumulo di asset digitali, creando rischi per il mercato degli asset digitali che è rimasto in crescita per la maggior parte del 2025.

Bitcoin ha raggiunto un nuovo massimo storico di 126.251 dollari il 6 ottobre, con un aumento del 18% dall'inizio dell'anno. Questo rally è stato in gran parte alimentato dall'emergere di numerose aziende specializzate nell'accumulo di bitcoin. Il modello creato da MicroStrategy, guidata da Michael Saylor e con una capitalizzazione di mercato di 70 miliardi di dollari, ha ispirato centinaia di imitatori in tutto il mondo. Molte di queste società hanno una capitalizzazione di mercato superiore al valore totale degli asset digitali che detengono, a testimonianza della forte domanda degli investitori.

Recentemente, la velocità di acquisto delle Digital Asset Treasury Companies (DAT) è rallentata e i loro prezzi azionari sono diminuiti, in linea con il forte sell-off del mercato crypto. Secondo un recente rapporto di 10X Research di Singapore, gli investitori retail hanno perso circa 17 miliardi di dollari nelle operazioni con le DAT.

Nei mercati dell'Asia-Pacifico, le preoccupazioni degli operatori di borsa potrebbero ostacolare completamente i piani degli accumulatori di criptovalute.

“Le regole di quotazione determinano direttamente la velocità e il grado di regolamentazione del modello di tesoreria di criptovalute,” ha dichiarato Rick Maeda, analista crypto di Presto Research con sede a Tokyo. Ha aggiunto che se le regole sono “prevedibili e permissive”, possono attrarre capitali e aumentare la fiducia degli investitori; un ambiente più restrittivo rallenterebbe invece l'esecuzione delle società di tesoreria di asset digitali.

Le “Cash Companies” tra le aziende quotate

Secondo le regole di HKEX, se gli asset di una società quotata sono costituiti principalmente da liquidità o investimenti a breve termine, la società viene considerata una “Cash Company” e le sue azioni potrebbero essere sospese dalla negoziazione. Questa misura mira a impedire che le società vuote trattino la loro quotazione come denaro scambiabile.

Secondo Simon Hawkins, partner dello studio legale Latham & Watkins, per le aziende che intendono accumulare criptovalute, l'approvazione dipende dalla loro capacità di “dimostrare che l'acquisizione di asset digitali è una componente centrale della loro attività.”

Fonti informate riferiscono che, per le società quotate nell'ex colonia britannica, attualmente è vietato trasformarsi in aziende dedite esclusivamente all'accumulo di criptovalute.

Un portavoce di HKEX ha rifiutato di commentare le aziende specifiche messe in discussione, ma ha dichiarato che il suo framework “garantisce che tutte le aziende che richiedono la quotazione e quelle già quotate abbiano attività e operazioni fattibili, sostenibili e sostanziali.”

In un caso simile, la Borsa di Mumbai il mese scorso ha respinto la richiesta di quotazione di azioni privilegiate presentata da Jetking Infotrain. L'azienda aveva dichiarato che avrebbe investito parte dei fondi raccolti in criptovalute. Un documento depositato mostra che la società sta facendo ricorso contro la decisione. BSE (Borsa di Mumbai) e Jetking non hanno risposto alle richieste di commento.

In Australia, l'Australian Securities Exchange (ASX Ltd.) vieta alle società quotate di allocare il 50% o più del proprio bilancio in liquidità o asset simili. Steve Orenstein, CEO di Locate Technologies Ltd., ha dichiarato che questa regola rende “quasi impossibile” adottare il modello di tesoreria di criptovalute. Secondo un portavoce, questa azienda, passata dal software all'acquisto di bitcoin, sta ora trasferendo la propria quotazione dall'Australia alla Nuova Zelanda, dove la New Zealand Exchange (NZX Ltd.) è disposta ad accogliere le Digital Asset Treasury Companies (DAT).

Un portavoce di ASX ha dichiarato che, se una società quotata si orienta verso investimenti in bitcoin o ethereum, “si consiglia di strutturare il prodotto di investimento come un Exchange Traded Fund (ETF).” In caso contrario, “è molto probabile che non venga considerata idonea per la lista ufficiale.”

Hanno aggiunto che ASX non vieta il modello di tesoreria di criptovalute, ma avverte che è necessario gestire con attenzione i potenziali conflitti con le regole di quotazione.

Gli “accumulatori” in Giappone

Il Giappone rappresenta un'eccezione significativa nella regione Asia-Pacifico. Qui, è comune che le società quotate detengano grandi quantità di liquidità e le regole di quotazione sono relativamente permissive per le Digital Asset Treasury Companies (DAT), offrendo loro maggiore libertà.

Hiromi Yamaji, CEO di Japan Exchange Group, ha dichiarato in una conferenza stampa del 26 settembre: “Una volta che una società è quotata, se effettua le dovute comunicazioni — ad esempio, dichiarando che sta acquistando bitcoin — è piuttosto difficile giudicare immediatamente queste azioni come inaccettabili.”

Secondo BitcoinTreasuries.net, il Giappone conta 14 società quotate che acquistano bitcoin, il numero più alto in Asia. Tra queste c'è Metaplanet Inc., azienda del settore alberghiero che è stata tra le prime ad adottare il modello di tesoreria di asset digitali e attualmente detiene circa 3.3 miliardi di dollari in bitcoin. Da quando ha iniziato la trasformazione all'inizio del 2024, il prezzo delle sue azioni è salito fino al massimo di 1.930 yen a metà giugno, ma da allora è sceso di oltre il 70%.

In Giappone sono emersi anche piani di acquisto di bitcoin piuttosto insoliti: Convano Inc., operatore di saloni di nail art quotato a Tokyo, ha annunciato in agosto l'intenzione di raccogliere circa 434 miliardi di yen (3 miliardi di dollari) per acquistare 21.000 bitcoin. All'epoca, la capitalizzazione di mercato della società era solo una piccola parte di tale importo.

Anche per gli accumulatori di criptovalute giapponesi stanno emergendo segnali di attrito. MSCI, uno dei maggiori fornitori di indici globali, dopo un'indagine sull'emissione internazionale di azioni da 1.4 miliardi di dollari di Metaplanet a settembre, ha proposto di escludere le grandi Digital Asset Treasury Companies (DAT) dai suoi indici globali. Metaplanet è entrata nell'indice MSCI Japan Small Cap a febbraio di quest'anno e ha dichiarato che avrebbe utilizzato la maggior parte dei fondi raccolti per acquistare bitcoin, acquistando successivamente altri 10.687 token. Metaplanet non ha risposto alle richieste di commento.

MSCI ha dichiarato in un comunicato che le Digital Asset Treasury Companies (DAT) “potrebbero presentare caratteristiche simili a quelle dei fondi di investimento” e quindi non soddisfano i requisiti per l'inclusione nei suoi indici. MSCI suggerisce di escludere le società in cui gli asset digitali rappresentano il 50% o più del totale degli asset.

Travis Lundy, analista azionario giapponese, ha scritto in un rapporto su Smartkarma che, se escluse dagli indici, le Digital Asset Treasury Companies (DAT) non beneficeranno più dei flussi di capitale passivo provenienti dai fondi che replicano tali indici. Ha aggiunto: “Questo potrebbe distruggere l'argomentazione a favore del premio sul price-to-book value.”