L'economia della Russia sotto pressione mentre le sanzioni si intensificano

Per la prima volta dall'inizio del conflitto in Ucraina, Washington e Bruxelles stanno coordinando una serie di importanti sanzioni economiche contro la Russia. Prendendo di mira direttamente il settore energetico, queste misure sono rivolte a Rosneft, Lukoil e alle esportazioni di gas. L'obiettivo è prosciugare le entrate che alimentano lo sforzo bellico del Cremlino. Questa offensiva finanziaria segna una svolta strategica, con conseguenze immediate sui mercati e ripercussioni attese sull'economia russa, già indebolita da tre anni di pressioni internazionali.

Sanzioni mirate

Mentre l'UE ha puntato sulle piattaforme crypto nel suo ultimo pacchetto di sanzioni, Donald Trump ha imposto nuove sanzioni economiche alla Russia in una decisione strategica di grande rilievo, prendendo di mira direttamente Rosneft e Lukoil, due giganti dell'industria petrolifera del paese. Questa azione segue il rifiuto del Cremlino di una richiesta di cessate il fuoco e di negoziati di pace.

Helima Croft, responsabile della strategia sulle materie prime presso RBC Capital Markets, ha descritto questa decisione come “la misura più decisiva presa dagli Stati Uniti per chiudere il rubinetto della guerra russa”.

L'impatto si è fatto sentire immediatamente sui mercati. Infatti, il prezzo del Brent è salito di circa il 5%, riflettendo i timori di uno squilibrio nell'offerta globale. Queste sanzioni colpiscono direttamente le entrate energetiche della Russia, che rappresentano circa un terzo del suo bilancio federale.

In una mossa coordinata, l'Unione Europea ha aumentato la pressione adottando diverse misure chiave, segnando una rara sinergia transatlantica:

• L'arresto graduale degli acquisti europei di gas naturale liquefatto russo, stimati a 8.1 miliardi di dollari;

• L'inserimento nella lista nera di 21 società straniere, principalmente cinesi, accusate di aiutare la Russia ad aggirare le sanzioni;

• L'aggiunta di 117 navi fantasma che trasportano illegalmente petrolio russo alla lista delle 558 già vietate;

• Controlli rafforzati sui flussi finanziari legati al commercio di petrolio, con rappresentanti europei presenti a Washington durante l'annuncio americano.

I diplomatici europei hanno dichiarato che, se entrambi i blocchi applicheranno rigorosamente queste misure, le conseguenze per la Russia potrebbero essere “moltiplicative”. Questa nuova offensiva finanziaria segna un'escalation nella strategia di contenimento economico verso Mosca, con la volontà dichiarata di chiudere i canali di finanziamento paralleli della guerra.

Un'economia sotto pressione

Di fronte a questa offensiva, le autorità russe mantengono una posizione ferma ma velata di preoccupazione. Maria Zakharova, portavoce del Ministero degli Affari Esteri, ha dichiarato che le sanzioni “non rappresenteranno un problema” e che la Russia ha costruito “una forte immunità contro le restrizioni occidentali”.

Dmitry Medvedev, vicepresidente del Consiglio di Sicurezza, ha accusato gli Stati Uniti di aver “scelto completamente la via della guerra contro la Russia”. Tuttavia, i dati raccontano una storia diversa. La crescita russa, dopo aver raggiunto il 4,3% nel 2024, è ora prevista solo allo 0,6% nel 2025 e all'1% nel 2026, secondo le ultime previsioni del FMI. L'inflazione rimane alta, vicino all'8%, mentre la banca centrale mantiene tassi d'interesse proibitivi al 17%.

I segnali di tensione interna sono numerosi. Il Cremlino attinge dal suo Fondo di Riserva Nazionale, moltiplica le emissioni di obbligazioni interne e aumenta le tasse, provocando rabbia tra le piccole imprese. L'associazione Opora, che rappresenta le PMI russe, ha definito i nuovi aumenti fiscali come uno “shock per tutte le piccole imprese”.

Le industrie manifatturiere, dalla produzione di trattori alla fabbricazione di mobili, stanno iniziando a ridurre la loro attività. Nonostante una certa agilità nel nascondere le esportazioni tramite flotte parallele e vendite deviate verso Cina e India, due membri influenti dell'alleanza BRICS, la Russia non riesce a compensare pienamente l'impatto delle sanzioni occidentali.

Sebbene i circuiti alternativi limitino alcuni effetti a breve termine, le conseguenze strutturali si accumulano: progressiva deindustrializzazione, perdita di investimenti, fragilità di bilancio. La strategia di resilienza del Cremlino sta raggiungendo i suoi limiti di fronte a una coalizione occidentale sempre più sincronizzata. Per gli osservatori economici così come per gli attori geopolitici, i prossimi mesi si preannunciano decisivi nell'evoluzione della posizione della Russia, sia dal punto di vista militare che economico.