Come si evolverà ZEC, la più forte altcoin di questo ciclo?

Negli ultimi due mesi, ZEC, che è aumentato di quasi 10 volte e ha seguito un proprio trend indipendente, è sempre stato il punto focale più seguito dal mercato. E il dibattito logico attorno a ZEC si è gradualmente evoluto: dalle prime chiamate di Naval, Arthur Hayes, Ansem e altri sul concetto di privacy, si è passati a una visione rialzista basata sulla reale domanda del settore della privacy, e a una visione ribassista dal punto di vista della potenza di calcolo delle monete minate e dei profitti del mining. Siamo ora nella fase di confronto tra queste due parti.

Allora, oltre alle chiamate dei personaggi noti, quali sono nel dettaglio gli argomenti dei sostenitori rialzisti e ribassisti su ZEC?

Parte rialzista

“Refuge Premium” sotto la regolamentazione

Apparentemente, un inasprimento della regolamentazione dovrebbe reprimere le privacy coin, ma in realtà accade il contrario: è proprio la pressione regolamentare ad alimentare la domanda di privacy.

Le restrizioni a livello politico stanno accelerando. Il progetto di regolamento antiriciclaggio dell’UE (AMLR) stabilisce chiaramente che entro il 2027 sarà completamente limitato il trading di privacy coin all’interno dell’UE; la Financial Crimes Enforcement Network (FinCEN) degli Stati Uniti intende rafforzare il controllo sugli “indirizzi self-custody ad alto rischio”. Dopo che gli ETF spot su bitcoin ed ethereum sono entrati nel mirino della regolamentazione, tutte le transazioni on-chain sono soggette a una tracciabilità ancora più rigorosa.

Gli asset conformi stanno diventando sempre più trasparenti, mentre gli asset privati diventano sempre più rari. Per questo, i media occidentali hanno persino soprannominato questo ciclo di mercato “Crypto Anti-Surveillance Wave”. ZEC e XMR sono stati ridefiniti come “l’ultima linea di difesa dell’anonimato on-chain”. Il consenso sui social media è ancora più diretto: “La privacy non è una funzione, ma un diritto fondamentale.”

I dati on-chain confermano la crescita della domanda reale. Il saldo dello shielded pool di ZEC è passato da meno di 2 milioni di token all’inizio dell’anno agli attuali circa 4,8 milioni, con un aumento del 140%; anche il numero di transazioni shielded è aumentato con la maggiore attività della rete, raggiungendo circa il 10% settimanale.

Recentemente, due grandi casi di asset in BTC, il caso Chen Zhi e il caso Qian Zhimin, che insieme coinvolgono oltre 180.000 BTC, hanno portato il mercato a riconsiderare i limiti reali della narrativa di bitcoin come “resistente alla censura” e “anonimo”. Con il lancio degli ETF su BTC, la partecipazione profonda dei capitali istituzionali e le crescenti richieste di trasparenza da parte del sistema regolatorio sulle criptovalute, la narrazione originaria di bitcoin incentrata su anonimato e resistenza alla censura sta gradualmente scomparendo dal mainstream.

Se anche BTC fatica a sostenere il ruolo di “moneta resistente alla censura”, chi sarà il prossimo simbolo dei diritti alla privacy e della conservazione di asset on-chain? La risposta del mercato sembra già emergere: in questo momento, ZEC, che sta andando controcorrente, sta diventando la “versione giusta” della risposta.

Il ritorno dei capitali istituzionali

La riapertura del Grayscale ZEC Trust è stato l’evento più importante di ottobre. Il 1° ottobre, Grayscale ha annunciato la riapertura delle nuove sottoscrizioni per il trust ZCSH, offrendo due importanti upgrade: esenzione dalle commissioni di gestione e introduzione della funzione di staking, con un rendimento annuo del 4-5%. Questa combinazione ha notevolmente migliorato il rapporto rischio-rendimento.

Negli ultimi dieci anni, Grayscale è stato praticamente l’unico ponte conforme e indicatore di prezzo per gli asset crypto da parte delle istituzioni tradizionali. I trust emessi negli Stati Uniti hanno fornito esposizione alle criptovalute a fondi pensione, family office e hedge fund, diventando un indicatore anticipatore delle dimensioni e delle preferenze degli investitori istituzionali.

Dal 2013, con il lancio del primo trust su bitcoin, Grayscale ha successivamente creato trust su ETH, SOL, LTC, BCH, ETC, FIL, XLM e altri asset singoli, molti dei quali hanno vissuto il classico “Grayscale effect”: afflusso di capitali che spinge i prezzi al rialzo, aumento del premio e formazione di una narrativa condivisa. Il trust ZEC (ZCSH) è stato fondato nel 2017 e durante il bull market 2020-2021 ha vissuto una fase di premi impazziti, diventando uno dei principali asset istituzionali nel settore della privacy.

Tuttavia, dopo l’inasprimento della regolamentazione e la pressione normativa sulle privacy coin, ZCSH ha sospeso le sottoscrizioni nel 2022 ed è entrato in una fase di stallo nel 2023. Questa riapertura significa che Grayscale torna a sostenere gli asset privati, e il segnale è persino più importante dei capitali stessi.

I dati mostrano che l’AUM (asset under management) di ZCSH è passato da circa 42 milioni di dollari di poco più di un mese fa a 269 milioni di dollari, pari a circa il 2,4% della circolazione di ZEC. Per un asset con un volume di scambi giornaliero di centinaia di milioni di dollari, quasi il 2,5% dei token è bloccato a lungo termine nel trust, con un effetto di restrizione dell’offerta significativo.

La logica più profonda è l’effetto indiretto degli ETF. L’approvazione degli ETF spot su bitcoin ed ethereum ha portato questi asset sotto una regolamentazione rigorosa, rendendo ogni transazione tracciabile. Alcune istituzioni e individui ad alto patrimonio, per evitare questa trasparenza, hanno iniziato a spostare i capitali verso asset anonimi. Il trust ZEC di Grayscale offre proprio questo canale conforme: permette di ottenere esposizione alle privacy coin tramite i canali della finanza tradizionale.

Parte ribassista

Il modello economico dei miner di ZEC, la sicurezza della rete e il livello di attività on-chain sono davvero sufficienti a sostenere una FDV di oltre 10 miliardi di dollari? Lacie (@Laaaaacieee) ha sollevato questa domanda e l’ha analizzata in profondità.

Un periodo di recupero estremamente breve (ROI altissimo) è spesso il preludio a un crollo del mining e del prezzo della coin

Secondo i calcoli sul periodo di recupero del mining di ZEC con la macchina più diffusa, la Bitmain Antminer Z15 Pro, ogni unità Z15 Pro genera un profitto netto superiore a 50 dollari al giorno, con un periodo di recupero statico di soli 105 giorni, che corrisponde a un rendimento annuo di quasi il 350%. E dai dati storici, questo rendimento così elevato dura da almeno una settimana.

Lacie sottolinea che questo dato è estremamente raro nella storia del PoW, se non addirittura anomalo:

- Il periodo di recupero delle mining machine BTC durante i cicli rialzisti è solitamente di 12–24 mesi

- Nell’era PoW di ETH, il ROI delle mining machine era tra 300–600 giorni

- I progetti PoW con periodo di recupero inferiore a 120 giorni (FIL, XCH, RVN, ecc.) sono quasi sempre crollati nel giro di pochi mesi

Lacie ricorda anche i casi ripetuti di “Hardware–Price Scissors”, come Chia e KAS. L’Hardware-Price Scissors è uno schema ricorrente nella storia del mining PoW: i miner, nel momento di massimo prezzo della coin e massimo FOMO, ordinano mining machine a prezzi multipli rispetto al valore reale (con ROI apparentemente bassissimo, solo 4 mesi per recuperare). Tuttavia, quando le macchine vengono effettivamente consegnate e la potenza di calcolo esplode (di solito con oltre 3 mesi di ritardo), i grandi detentori vendono in alto, portando i miner a subire un doppio colpo di “prezzo dimezzato + produzione dimezzata”, e le mining machine diventano improvvisamente ferraglia costosa.

Problemi di sicurezza della rete dovuti alla scala della potenza di calcolo

Lacie sottolinea che, secondo gli ultimi dati di rete, la potenza di calcolo totale di ZEC è di circa 12,48 GSol/s; considerando che una Z15 Pro ha una potenza di 0,00084 GSol/s, bastano circa 14.857 Z15 Pro, con un consumo energetico di circa 40 MW, equivalente a una mining farm di bitcoin di piccole-medie dimensioni. In generale, per lanciare un attacco del 51% serve controllare oltre il 50% della potenza di calcolo della rete nello stesso momento. Se la rete ZEC è sostenuta da circa 16.000 Z15 Pro, un attaccante potrebbe controllare oltre il 50% della potenza semplicemente noleggiando o acquistando alcune migliaia di macchine. Su una blockchain con una FDV di quasi 10 miliardi di dollari, basta un investimento in potenza di calcolo di qualche milione per lanciare potenzialmente una riorganizzazione della catena o un double-spending, il che rappresenta un rischio strutturale non trascurabile.

La potenza di calcolo attuale di ZEC è non solo molto inferiore a quella di BTC/LTC/KAS e altre principali chain PoW, ma anche inferiore a quella di ETC, BTG, VTC, BSV, che sono state tutte vittime di attacchi del 51%. Al momento dell’attacco, la loro potenza di calcolo era generalmente superiore a quella attuale di ZEC, il che significa che la sicurezza della rete ZEC è effettivamente entrata in una zona di pericolo attaccabile.

La crescita della reale domanda di privacy non è così ottimista

Lacie solleva dubbi anche sulla reale domanda di privacy di ZEC. Negli ultimi 30 giorni, le transazioni giornaliere sono state solo tra 15.000 e 18.000, pari all’1%-2% delle grandi blockchain. Come privacy chain, la maggior parte delle transazioni è ancora trasparente, e le transazioni shielded (protette dalla privacy) sono meno del 10%.

Su questo punto, anche Shivam Thakral, CEO di BuyUCoin, ha ricordato che il rialzo di ZEC è stato guidato più dalla speculazione che dalla crescita dei fondamentali. La prova principale è che il numero di transazioni protette dalla privacy di Zcash (shielded transactions) è cresciuto solo in misura limitata.