Quando la “decentralizzazione” viene abusata, Gavin Wood ridefinisce il significato di Web3 come Agency!

Questo articolo è tratto da un'intervista a Gavin Wood durante la tappa PBA a Bali di quest'anno!

Spero di cambiare questa situazione attraverso una serie di nuovi progetti

Michael: Ciao a tutti! Oggi vi presentiamo un'intervista davvero speciale, che aspettavamo da tempo. Abbiamo invitato il Dr. Gavin Wood — co-fondatore di Ethereum e fondatore di Polkadot. Gavin, benvenuto a Bali.

Gavin: Grazie, sono molto felice di essere qui.

Michael: Per coloro nella community che forse ti conoscono solo superficialmente, o che non hanno seguito a lungo il tuo percorso, puoi raccontarci brevemente la tua storia?

Gavin: Sono cresciuto nel Regno Unito, ho frequentato l'università e poi ho conseguito un dottorato di ricerca, occupandomi di visualizzazione musicale, ovvero come trasformare la musica in immagini. Dopo il dottorato, sono entrato nel Microsoft Research Institute, dove mi sono occupato di ricerca sui linguaggi di programmazione.

Il mio vero ingresso nel mondo della blockchain è avvenuto nel 2013. All'epoca lessi un articolo di giornale e iniziai a interessarmi di nuovo a Bitcoin. In realtà conoscevo Bitcoin già dal 2011, ma l'ho comprato troppo presto e non l'ho tenuto (ride). Fino alla fine del 2013, quando ricevetti una versione preliminare del white paper di Ethereum da Vitalik e mi offrii di aiutare a scrivere il codice. Così, a dicembre di quell'anno, iniziai a programmare e, uno o due mesi dopo il lancio ufficiale di Ethereum, divenni co-fondatore e sono stato CTO della Ethereum Foundation per circa un anno.

Dopo, ho lasciato e fondato Parity Technologies, dove il team ha sviluppato molte tecnologie di base:

• Abbiamo sviluppato un client Bitcoin 
• Abbiamo sviluppato un client Ethereum 
• Abbiamo sviluppato un client Zcash 

Nel 2017 ho fondato la Web3 Foundation e avviato la raccolta fondi per Polkadot. Successivamente abbiamo lanciato prima Kusama, poi nel 2020 la mainnet di Polkadot e nel 2021 le parachain sono state attivate come previsto.

Da allora, mi sono impegnato a realizzare la visione che avevo delineato nel white paper di Polkadot del 2016. Negli ultimi due anni, mi sono concentrato principalmente su JAM — un importante aggiornamento tecnologico di Polkadot. Allo stesso tempo, sto portando avanti il progetto Proof of Personhood, che spero di lanciare entro la fine di quest'anno.

Michael: Nella nostra community ci sono molti utenti provenienti da Ethereum che ti hanno seguito nel viaggio da Ethereum a Polkadot, conoscono il ciclo di sviluppo delle parachain, il loro lancio e l'evoluzione dei primi progetti dell'ecosistema. Ma con l'industria crypto sempre più affollata e rumorosa, molti potrebbero essersi persi gli ultimi sviluppi importanti di Polkadot.

Oggi Polkadot si trova in un momento molto interessante, potremmo definirlo una "rinascita dopo l'era delle parachain" — una sorta di nuovo inizio. Da questo punto di vista, quali sono le cose dell'ecosistema che ti entusiasmano di più? Pensi che l'ecosistema Polkadot sia in buona salute? Cosa ti motiva ogni mattina e ti fa attendere con entusiasmo il futuro di Polkadot?

Gavin: Per me, la cosa più entusiasmante sono innanzitutto le persone — i costruttori dell'ecosistema. Soprattutto quei team che lavorano su Polkadot da diversi anni, che hanno generalmente l'atteggiamento giusto: sanno perché fanno quello che fanno e comprendono appieno perché hanno scelto la tecnologia Polkadot.

In secondo luogo, apprezzo Polkadot come piattaforma in sé. La tecnologia che abbiamo costruito è solida ed eccellente, pronta a supportare prodotti in grado di cambiare davvero il mondo — non solo per i 300-400 mila crypto-native, ma per tutti. Questo era l'obiettivo originario di Polkadot.

Devo però ammettere che, allo stato attuale, molte delle tecnologie e dei prodotti su Polkadot dipendono ancora in una certa misura dagli utenti già presenti nel mondo crypto. Questo limita inevitabilmente il pubblico. Inoltre, i crypto-native sono facilmente distratti dal rumore del settore.

Per questo, spero che possiamo cambiare questa situazione attraverso una serie di nuovi progetti, uno dei quali è proprio la "Proof of Personhood".

Gavin ridefinisce il significato di Web3 come Agency (capacità d'azione)

Michael: Sei stato davvero tu a coniare per primo il termine "Web3"?

Gavin: Credo di sì.

Michael: Dal momento che sei stato il primo a proporre il concetto di Web3, come lo spiegheresti oggi, mentre ci avviciniamo a questa nuova era? Qual era la tua visione all'epoca?

Gavin: Il termine Web3 l'ho creato nell'aprile 2014, poco prima del mio ventiquattresimo compleanno. Inizialmente si riferiva all'intero sistema tecnologico che stavamo per costruire durante lo sviluppo di Ethereum.

All'epoca stavamo costruendo Ethereum, una piattaforma di smart contract. Se hai letto le prime versioni del white paper di Ethereum, lì Ethereum era descritto come "un Bitcoin con uno scripting migliore". Anche Vitalik la vedeva così.

Ma una volta entrato, ho visto che era molto di più: era una componente fondamentale per costruire la nuova generazione di internet, l'infrastruttura per applicazioni multiutente su larga scala. Ma era solo una parte, non il tutto. Ritenevo che servissero anche altri elementi, come BitTorrent, i browser, e un modo di comunicare tra nodi senza consenso e senza costi.

Per me, Web3 è una combinazione di tecnologie.

Oggi però il termine è stato molto diluito. Molti progetti e persone lo usano in modo diverso dal significato originale, ma questa è la realtà.

Quindi la domanda è: perché la gente dovrebbe usare Web3? Perché non continuare a usare le app bancarie di Web2, l'iPhone o l'ecosistema Apple?

La risposta è una sola parola — Agency (capacità d'azione, sovranità).

Web3 ti dà davvero la capacità di agire, ti rende protagonista del tuo destino — un agente autonomo nella società. Questo è il vero significato di Web3.

Quando scrissi il primo "manifesto" (o come preferisci chiamarlo), in realtà non affrontai il tema dell'agency. Il discorso era semplice: questa tecnologia deve esistere, altrimenti governi, aziende o istituzioni prima o poi ti faranno del male.

Ma non parlai di quale mentalità serva per evitare il controllo, né di come mantenere l'autonomia, né di filosofia personale o sociale. Eppure, questi aspetti sono fondamentali. E non sono solo io a pensarlo. Se parli con persone davvero perspicaci — alcune delle quali sono miei amici — ti diranno che la sola tecnologia non basta.

Se vogliamo che questa tecnologia diventi mainstream, dobbiamo offrire alle persone una "nuova prospettiva sul mondo", un modo per capire perché andare oltre.

Perché oggi, la gente ha davvero bisogno di "andare oltre".

Ad esempio, cosa significa oggi "andare oltre"? Registrarsi su un exchange, fare un sacco di KYC, trovare il modo di trasferire fondi dalla banca, per poi sentirsi dire dalla banca: "Non puoi inviare soldi a quell'account, è un exchange crypto, non ci fidiamo che tu stia usando criptovalute." L'intero processo di onboarding è pessimo.

E questa pessima esperienza non è casuale, perché il sistema esistente non vuole affatto che 8 miliardi di persone entrino facilmente nel nuovo sistema finanziario.

Apple, Netflix, il sistema bancario e persino Solana non danno davvero agency alle persone

Michael: Come hai detto, il sistema esistente non si farà da parte facilmente, farà di tutto per mantenere la propria posizione nel sistema monetario. Da ricercatore, capisco perfettamente cosa intendi. Anch'io sono cresciuto nella community di Ethereum, partecipando attivamente dal 2017, quindi sono molto legato a quell'ecosistema.

Ma poi, il motivo per cui ho seguito la tua visione e sono arrivato su Polkadot è stato la "decentralizzazione". Nella mia esperienza nel business tradizionale, sono diventato una sorta di "decentralization geek".

Quello che mi rattrista, però, è che il settore sembra sempre più diviso in tre categorie:

• Coloro che credono fermamente nella decentralizzazione (maxis) 
• Coloro che sono qui solo per guadagnare o speculare 
• Coloro che seguono le mode — oggi pensano che Web3 sia cool, ma appena il mercato cambia, se ne vanno subito 

Il gruppo che davvero crede nella decentralizzazione sta diventando sempre più piccolo.

Qualche giorno fa hai menzionato il concetto di "agents", quindi ti chiedo: cosa vorresti che facessero gli "agents" di questo ecosistema? Come vorresti che si mettessero in prima linea per promuovere lo sviluppo dell'ecosistema?

Gavin: Prima di tutto, devono davvero capire cosa significa "essere un agent". Questo concetto è molto più profondo di quanto pensino molti. Anche se qualcuno può intuirne il significato, interiorizzare davvero questa mentalità e ricordarsene costantemente — questo è il primo passo fondamentale per agire correttamente.

Il secondo passo è l'educazione. Aiutare coloro che "vogliono diventare agenti" o "hanno il potenziale per esserlo" a comprendere questa mentalità e crescere come veri agenti.

Il terzo passo è la promozione su larga scala, portando questa mentalità nel mondo più ampio, non solo all'interno della crypto community.

Hai menzionato i "decentralization geek". Ma, a dire il vero, il termine "decentralizzazione" è stato ormai molto diluito, usato troppo e spesso in modo improprio.

Ecco perché penso che dovremmo usare un'espressione più diretta e potente, invece di continuare a fare affidamento su un termine ormai ambiguo — ed è per questo che preferisco il concetto di "agent".

In economia ha una definizione rigorosa; mentre "decentralization" viene spesso frainteso come "distribuzione".

Già dieci anni fa, qualcuno aveva disegnato una mappa che distingueva centralizzazione, decentralizzazione e distribuzione. Molti pensano che "decentralizzazione" sia in realtà "distribuzione"; mentre ciò che io intendevo originariamente come "decentralizzazione" è più simile a una "struttura federale" — come dividere il centro in più parti e collegarle in una rete flessibile, proprio come il sistema bancario di oggi.

Quindi, oggi il termine "decentralization" è ambiguo e debole. "Agency" invece mette l'accento sull'individuo, sulla capacità di agire come soggetto.

Certo, si potrebbe usare anche "self-sovereignty", ma è un termine lungo e facilmente politicizzabile; "agency" invece è conciso, potente, poco controverso e ben compreso dagli economisti.

Per me, il punto centrale è: aiutare le persone a capire quale mentalità dovrebbero avere. O, più precisamente: questa mentalità ce l'hanno già, ma non è ancora stata espressa chiaramente.

Una volta che ne diventano consapevoli, è facile capire che per realizzare questa filosofia personale serve il giusto supporto tecnologico.

Perché i servizi attuali — Apple, Netflix, il sistema bancario, persino Solana (grazie per averlo menzionato) — non ti danno davvero questa "agency".

Non sto dicendo che Solana sia pessima come Apple — Apple è chiaramente peggio. Ma credo che tu abbia capito cosa intendo.

La vera competizione non è il denaro, ma i valori

Michael: Come "agent" nell'ecosistema Polkadot, me compreso, ci troviamo spesso a fronteggiare "offensive di denaro" da altri ecosistemi. Quando cerchiamo di convincere grandi istituzioni a costruire in ambiente Web3, dobbiamo competere con ecosistemi che "gettano soldi per accaparrarsi progetti" — non facciamo nomi, ma tutti capiscono.

Gavin: È sempre stato così. I soldi possono comprare attenzione, ma a un prezzo altissimo. E se questa attenzione non si trasforma in utilizzo e costruzione a lungo termine, quei soldi sono sprecati. Perché non sono mai stati investiti per l'ecosistema, ma solo per interessi e risultati a breve termine.

Quindi, se l'altra parte si basa solo sui soldi senza creare valore a lungo termine, possiamo tranquillamente essere pazienti e osservare. Non serve combattere denaro con denaro. Se vogliamo competere, facciamolo con le idee contro il denaro.

Puoi dire: "Sì, loro hanno soldi, hanno grandi VC alle spalle, quindi ovviamente hanno soldi. Rappresentano il sistema esistente. Se vuoi continuare a vivere in quel sistema, puoi scegliere loro. Ma noi abbiamo un'altra visione: pensiamo che quel modo di vivere non sia davvero nel tuo interesse. Se vuoi uscire da quel sistema e scegliere altri valori, noi ti offriamo la tecnologia e ti spieghiamo come usarla."

Certo, qualche incentivo ogni tanto va bene — purché sia dato al momento giusto, nel modo giusto e in modo equo, non sono contrario. Ma questo non ha nulla a che vedere con "aprire il rubinetto dei soldi su una squadra di calcio".

L'educazione è la strada verso la libertà

Michael: Ok, ognuno tragga le sue conclusioni (ride). Come costruttore di prodotti nell'ecosistema Polkadot, sono molto grato a progetti come PBA. Quando vedo team che se ne vanno per soldi e non restano per la visione, mi dispiace davvero. Quindi grazie mille a PBA per essere qui e aiutarci a promuovere le tecnologie e le idee in cui crediamo.

Ultima domanda: qual è il futuro di PBA? Dove andrà? Qual è la tua visione finale?

Gavin: In definitiva, PBA fa parte del nostro intero sistema di valori. La nostra idea è che l'educazione sia una componente chiave per costruire una società migliore.

La tecnologia in sé può fare poco, ma le persone devono capire "perché usare queste tecnologie". Questo vale per utenti, sviluppatori e anche per i policy maker.

PBA si rivolge principalmente a sviluppatori, ingegneri e tecnici; ma coinvolge anche alcuni founder e, oggi, sempre più decisori. PBA-X invece è più orientato agli appassionati e agli utenti comuni.

Sul mio zaino da viaggio c'è scritto: "Educate to liberate — L'educazione è la strada verso la libertà."

Questo è esattamente ciò che stiamo facendo. Educare significa aiutare le persone a capire meglio il mondo in cui vivono.

E l'educazione che stiamo facendo aiuterà le persone a comprendere il mondo di Web3, Polkadot e, in una certa misura, quello dell'"agency" individuale.

In futuro, i corsi PBA potrebbero:

• Includere più contenuti sull'"agency" individuale 
• Concentrarsi di più sui "prodotti" 
• Esplorare di più "come raggiungere gli utenti comuni" 
• Ridurre relativamente i contenuti tecnici hardcore su "come è costruito Polkadot a livello di base" 

Questa è una mia previsione sulla direzione futura dei corsi PBA.

Ma sono assolutamente certo di una cosa: PBA, e l'educazione stessa, sono una parte insostituibile della filosofia del nostro progetto. In un certo senso, è anche la mia filosofia personale.

Ed è per questo che siamo disposti a investire risorse nei progetti educativi: quello che cerchiamo è una "vera educazione" — rigorosa dal punto di vista accademico, attenta ai principi fondamentali, che includa discipline di base come economia, teoria dei giochi, crittografia, e non solo "come usare subito una certa API" o "come lanciare rapidamente una meme coin".

Non siamo qui per inseguire una gratificazione effimera. Siamo qui perché crediamo che, se abbastanza persone useranno davvero queste tecnologie, il mondo potrà migliorare.

Michael: Davvero ben detto. Grazie per tutto il tuo impegno. Seguiamo sempre da vicino il tuo lavoro e ti ringraziamo per aver promosso queste idee. La strada del settore è ancora lunga, quindi davvero grazie per essere venuto a Bali.

Gavin: Sono felice di essere qui, grazie a voi.